LASTRA A SIGNA

Badante sposò 91enne morto un anno dopo: la battaglia legale per l'eredità

Nell’ottobre del 2014 Primo Vinci convolò a nozze con Maia, più giovane di 54 anni.

Badante sposò 91enne morto un anno dopo: la battaglia legale per l'eredità
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Tutta Italia aveva parlato del matrimonio di Primo Vicini, 91 anni e  Maia Rusishvili, 37 anni. Sposi nonostante 54 anni di differenza.

Su Bisenziosette del 15 maggio l'intervista all'avvocato Antonio Olmi.

Badante sposò 91enne: la battaglia legale per l'eredità

Tutta Italia aveva parlato del matrimonio di Primo Vicini, 91 anni e  Maia Rusishvili, 37 anni. Lui lastrigiano da sempre e lei originaria della Georgia da tempo a lavoro presso l’abitazione di Primo come badante. Nonostante i tanti anni di differenza, ben 54, Primo Vicini era stato irremovibile ed il 22 ottobre 2014 era riuscito a convolare a nozze con la sua giovane badante con la quale aveva instaurato una relazione affettiva. Come è andata a finire quella storia? A fare chiarezza è stato l’avvocato Antonio Olmi, legale di comprovata esperienza che in quei giorni concitati era riuscito a far contrarre il matrimonio nonostante la fortissima opposizione dei figli.

«Dopo circa 12 mesi dal matrimonio, all’età di 92 anni – ha ricostruito –  Primo Vicini è deceduto e da allora è stata innescata una lunga diatriba ereditaria tra i figli dell’anziano e la vedova. Quest’uomo ha sempre avuto un temperamento vivace ed aveva trovato in modo autonomo Maia che all’epoca come badante provvedeva ad assisterlo in casa. E’ sempre stato in perfetto stato di salute mentale e prima di assumere l’incarico mi volli assicurare che Primo fosse in grado di contrarre matrimonio chiedendogli di sottoporsi a ben tre visite mediche: una con il proprio medico curante, una con lo psichiatria e la terza con il geriatra. Tutti e tre i professionisti concordarono, in maniera univoca, che Primo fosse pienamente lucido e che la sua richiesta di accompagnarsi ad una donna fosse una scelta libera e consapevole. Fin dai primi momenti, però, ha dovuto lottare contri i figli che ritenevano che il matrimonio attentasse alle loro aspettative economiche. Anche il procedimento per circonvenzione di incapace non ha dato alcun esito».

Dopo la morte dell'uomo

I due novelli sposi hanno convissuto per circa un anno quando poi Primo è deceduto per vecchiaia.

«Da allora – ha continuato il legale – abbiamo dovuto avviare un lungo procedimento per dividere il patrimonio di Primo tra la vedova e i figli. Oggi la composizione della controversia è terminata e Maia ed i figli si ritrovano ad essere vicini di casa. L’immobile è stato infatti frazionato e suddiviso non solo logisticamente ma anche dal punto di vista urbanistico grazie all’intervento di alcuni architetti che hanno seguito la pratica sotto ogni aspetto. Maia vive nell’abitazione presso la quale sono stati ridisegnati nuovi confini e perimetri accettando la presenza dei figli anche perché lei non aveva mai intentato nessuna guerra con loro. In tal modo sono state attuate, come era doveroso, tutte le ultime disposizioni che Primo aveva indicato nel testamento olografo che assegnava alcuni beni a Maia nel pieno rispetto della successione legittima prevista per i figli dell’uomo. Insomma – ha proseguito l’avvocato – fin dal principio non vi è mai stata nessuna frode anche se i luoghi comuni potevano spingerci a pensarla diversamente. Primo, avvertendo di non essere accudito in modo premuroso, ritenne opportuno cercarsi autonomamente una badante e poi con questa persona è evidentemente nato un sentimento, anche solo di semplice affezione. Adesso Maia percepisce la pensione di reversibilità, come previsto dalla legge, e al contempo continua a svolgere la propria professione di badante. I desideri di Primo sono stati esauditi».

L'eco nazionale della storia

Inizialmente il matrimonio in Comune a Lastra a Signa era stato rinviato perché alcuni testimoni di nozze avevano deciso di rinunciare al proprio ruolo e soprattutto perchè Primo aveva raccontato di essersi deciso a sposarsi visto che i figli non accettavano che potesse lasciare la propria abitazione in eredità alla badante con la quale aveva avviato una relazione sentimentale.

«A causa dell’eco e la ribalta anche nazionale che la vicenda aveva suscitato – ha proseguito il legale – il matrimonio al quale ero presente si tenne a porte chiuse e in quegli attimi concitati sfuggì sugli atti anche una firma di un testimone che dovemmo poi subito recuperare per evitare che il matrimonio potesse essere invalidato. Non c’è dubbio che Primo abbia vissuto con gioia quella relazione avendo maggiore cura della sua persona e potendo trascorrere gli ultimi anni della sua vita in dolce compagnia».

Nonostante il matrimonio si fosse regolarmente celebrato, anche grazie all’intervento del legale che seppe dimostrare come fosse una scelta senza costrizioni, seppur inedita, i figli assicurarono che avrebbero continuato la loro battaglia per tutelare il patrimonio di famiglia. La vicenda ha avuto però una conclusione diversa: le richieste di estromettere Maia non hanno trovato alcun riscontro e la casa di famiglia  è stata frazionata. Certo, non sappiamo se tra loro vi sia stato vero amore. Sicuramente Primo in quegli anni si è sentito ben voluto ed assistito nei suoi bisogni quotidiani scegliendo con coraggio e dignità di intentare una lunga causa contro i figli pur di vedere accolti i propri desideri.

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