Crisi d'impresa: a Prato in 4 anni 703 fallimenti

Gratteri: “Non farsi trovare impreparati, risorse inadeguate”.

Crisi d'impresa: a Prato in 4 anni 703 fallimenti
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Commercialisti, il punto sul nuovo Codice della crisi d’impresa. La parola d’ordine è prevenire: ‘allerta’ anche per le piccole imprese. A Prato, dal 2014, 703 fallimenti, 69 concordati e 48 composizioni.

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Crisi d'impresa

Gestire le crisi aziendali prima che si arrivi sull’orlo del baratro, salvaguardando l’attività e il valore delle imprese. Questo l’obiettivo su cui è stato costruito il nuovo Codice della crisi d’impresa che è al centro della giornata di confronto promossa dall’Ordine dei commercialisti di Prato.

Commercialisti relatori

Alla Camera di commercio sono intervenuti questa mattina il presidente del Tribunale, Francesco Gratteri e i presidenti Consiglio nazionale dei Commercialisti e dell’Ordine pratese, Massimo Miani e Filippo Ravone. Con loro esperti e docenti universitari provenienti da tutta Italia per puntare i riflettori sull’atteso testo unico sulla legislazione fallimentare, 390 articoli scritti con la finalità di razionalizzare le procedure e di favorire una tempestiva emersione delle crisi aziendali.

Nuovo scenario

Mentre il nuovo scenario normativo cancella definitivamente - anche da un punto di vista linguistico - i termini fallito e fallimento sostituendo quest’ultimo con la liquidazione giudiziale, il quadro pratese delle crisi d’impresa degli ultimi cinque anni mette in evidenza una situazione articolata. I dati ufficiali delle procedure concorsuali del Tribunale ci dicono che, a partire dal 2014, ci sono stati 703 fallimenti; 69 concordati, 48 composizioni delle crisi e 2 liquidazioni coatte amministrative. Sul fronte fallimenti nel 2019 si registrano già 58 procedure (sono state 130 nel 2014;167 nel 2015; 117 nel 2016, 119 nel 2017, 112 nel 2018). Lo strumento del concordato, dopo anni di boom, viene sempre meno utilizzato perché la gestione dei crediti è diventata più stringente e deve essere garantito almeno il 20% (sono stati 22 nel 2014, 27 nel 2015, 13 nel 2016, solo 7 nel 2017, per poi scomparire nel 2018 e 2019). Nel 2015, con 1 solo caso, ha esordito la composizione della crisi, in forza della Legge 3 del 2012 che riguarda in particolare le persone fisiche non soggette alle regole fallimentari: i casi registrati sono 5 nel 2016, 15 nel 2017, 18 nel 2018 e già 8 nel corso del 2019).

Piccole imprese

A partire dall’agosto 2020 ci sarà una sorta di rivoluzione, anche per le piccole imprese. “E’ una riforma di sistema che adegua la normativa italiana a quella internazionale”, sottolinea Luciano Panzani, presidente della Corte di appello di Roma, componente della commissione che ha lavorato al testo.

“E’ sicuramente la procedura di allerta una delle grandi novità della riforma che investe anche le piccole e medie imprese del distretto tessile – mette in evidenza il presidente dell’Ordine, Filippo Ravone - è una procedura che deve essere ben gestita e magari anticipata da una valutazione corretta della situazione aziendale. Soprattutto le piccole e medie imprese devono cambiare approccio”. Come ha sottolineato il presidente Miani “è decisivo in questa prospettiva il ruolo dei commercialisti e dei consulenti d’azienda nello svolgimento dell’azione preventiva”.

E a proposito del Tribunale di Prato, il presidente Francesco Gratteri, in apertura dei lavori è intervenuto sui risvolti locali del nuovo quadro normativo.

“E’ una riforma importante che va a impattare su una realtà ancora non preparata in cui scontiamo l’inadeguatezza di risorse umane e materiali, anche per questo occorre studiare e approfondire per cercare di non farsi trovare impreparati - ha affermato - Non esistono riforme a costo zero, specialmente in materia di giustizia, certo non bisogna fare vittimismo ma essere pronti ad affrontare la sfida. A breve a Prato ci saranno problemi specifici di organico per i magistrati e per il personale ammnistrativo, per attenuare l’impatto della riforma è importante che si possa contare sulla collaborazione delle categorie professionali, dei commercialisti in particolare”.

Ma torniamo all’allerta. La misura potrebbe riguardare tutte le aziende che si trovano in almeno una di queste condizioni: 2 milioni di euro di ricavi, 2 milioni di euro di attivo, 10 dipendenti. La platea di imprese interessate è decisamente molto ampia, forse troppo. Tanto che in discussione c’è già un emendamento contenuto nel Decreto sblocca cantieri dove si propone che il valore degli indicatori venga raddoppiato.

La procedura di allerta prevede obblighi di segnalazione interni da parte degli organi di controllo societari (amministratori, collegio sindacale) ed esterni da parte di creditori pubblici qualificati (enti previdenziali, Agenzia delle entrate e agenti della riscossione). A chi si segnala che l’azienda si trova in situazione di difficoltà? All’Organismo di Composizione della Crisi d’impresa (OCRI), insediato presso la Camera di Commercio, dove c’è un collegio di esperti (commercialisti e avvocati) in grado di attivare una procedura assistita e definire un percorso di superamento della crisi. Possono essere attivati accordi con i creditori oppure si può prevedere di accedere alla procedura di composizione della crisi. Se la situazione è insuperabile l’OCRI invia poi la segnalazione al Tribunale per l’apertura della liquidazione giudiziale.

Gli interventi

Il quadro generale del nuovo codice stamani è illustrato da Luciano Panzani, presidente della Corte di Appello di Roma, mentre Marcello Pollio, commercialista dell’Ordine di Genova, è intervenuto sulle procedure di allerta e i nuovi obblighi. A Stefano Ambrosini, docente all’Università del Piemonte Orientale e alla LUISS, ha approfondito il tema del concordato preventivo, mentre Vittorio Zanichelli, già presidente del Tribunale di Modena, ha fatto il punto sugli accordi di ristrutturazione.

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