Esplosione Calenzano, le prime ipotesi sulla causa: l'inchiesta della Procura entra nel vivo
Gli investigatori starebbero indagando su un eventuale malfunzionamento dell'impianto. Almeno tre contestazioni nel fascicolo aperto
Proseguono senza sosta le indagini per fare chiarezza sulle cause dell'esplosione al deposito Eni di Calenzano. Una tragedia dal bilancio terribile: cinque morti - tre autisti e due manutentori - e oltre venti feriti tra presenti sul posto e nelle vicinanze dell'incidente. Tra le prime ipotesi - secondo quanto raccolto da La Nazione - vi sarebbe stato un malfunzionamento all'impianto.
La prima ricostruzione
La testimonianza più importante arriverebbe da uno degli presenti al momento della deflagrazione, il quale avrebbe riferito di aver visto uscire del liquido dal bocchettone del rifornimento. Ad aver lanciato l'allarme alle 10:21 di quel maledetto lunedì 9 dicembre è stato uno degli operatori, la cui mossa ha bloccato l'impianto. L'uomo è uno dei due feriti ancora ricoverati a Pisa per le gravi ustioni subite e ancora non è stato sentito dagli investigatori.
Nel frattempo Eni ha emesso un comunicato in cui ha affermato come sia tutt'ora "prematuro ipotizzare la natura" dell'esplosione e di come da parte della società vi sia massima collaborazione con le autorità per "individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali". La prima ricostruzione racconta di una grossa esplosione - quella in cui hanno perso la vita i cinque lavoratori - partita dalla pensilina numero sei dove un'autocisterna stava facendo rifornimento. Poi le altre due più piccole, con conseguente scoppio dell'incendio.
Il disservizio è avvenuto alla pensilina numero sei, come detto, dove i manutentori tra cui Gerardo Pepe e Franco Cirelli - due dei deceduti nella strage - stavano lavorando. La fuoriuscita di liquido potrebbe derivare all’inosservanza delle rigide procedure previste. Rischi sui quali aveva puntato il dito in precedenza Vincenzo Martinelli - autotrasportate che ha perso la vita nell'esplosione - il quale aveva inviato una lettera alla società illustrando potenziali pericoli nell'impianto.
L'indagine
Sull'ipotesi di malfunzionamento indaga la Procura di Prato, con il procuratore Luca Tescaroli impegnato in prima persona. È stato aperto un fascicolo non solo per omicidio colposo plurimo ma - come si legge ancora sul quotidiano La Nazione - anche per lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e per disastro colposo e rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. Quest'ultima punibile fino a 10 di anni di carcere.
Nel frattempo la Procura ha disposto il sequestro del deposito di Calenzano e gli esami del DNA per l'identificazione dei cadaveri. Roberto Vassale, esplosivista, e Renzo Cabrino, chimico esplosivista, sono i due consulenti incaricati per svolgere gli accertamenti sulla deflagrazione. Entrambi avevano già lavorato come periti nella strage di Capaci della quale si occupò lo stesso procuratore Luca Tescaroli quando era pm a Caltanissetta. Le loro verifiche dovrebbe chiarire il luogo dell'innesco, la causa e come si sia propagato l'incendio. È propri l'innesco il punto di interrogativo più grande e quello dove si stanno dirigendo gli sforzi dei consulenti.
In segno di profondo lutto per la tragedia che ha colpito la regione, il Presidente Eugenio Giani ha decretato il lutto regionale per la giornata di mercoledì 11 dicembre 2024. La Toscana si unisce così nel dolore alle famiglie colpite.