i numeri

In Toscana l'illegalità vale 11,3miliardi di euro. A pesare sono le infiltrazioni mafiose tra Livorno, Siena, Pistoia e Prato

Tra gli indicatori di presenza oggettiva della criminalità organizzata, la Toscana è al sedicesimo posto in Italia

In Toscana l'illegalità vale 11,3miliardi di euro. A pesare sono le infiltrazioni mafiose tra Livorno, Siena, Pistoia e Prato
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In Toscana, secondo le stime deII’Irpet, l’economia connessa alle attività illegali muove un giro d’affari di 11,3miliardi di euro.

A pesare sono le infiltrazioni mafiose, soprattutto straniere. La Toscana viene descritta nelle Relazioni semestrali della DIA come regione di alto interesse delle mafie non tanto dal punto del "controllo del territorio”, quanto come ambito di "gestione del mercato” degli affari.

Livorno e Siena si distinguono per i reati associativi di stampo mafioso, Pistoia e Prato per associazione a delinquere.

Il fenomeno delle infiltrazioni delle mafie straniere suscita particolare allarme per i legami che può instaurare con le mafie locali, in particolare la mafia cinese, con elevati tassi di criminalità economico finanziaria, e la mafia albanese, specializzata nel traffico internazionale di droga. Quest’ultimo traffico passa soprattutto da Livorno. La città labronica si distingue tra le altre per la quantità di stupefacenti sequestrati.

"Deve essere contrastata con tenacia – ha detto l’assessora alla Legalità Stefano Ciuoffo – la mortalità delle imprese, la rapidità con la quale alcune ditte individuali aprono e chiudono non intercettando mai nella loro breve vita i controlli delle forze dell’ordine e della guardia di finanza.

L’uso del part time nella nostra regione – ha aggiunto Ciuoffo – è un elemento che segnala una criticità importante sul numero degli occupati a tempo indeterminato per intervalli di tempo di quattro ore ma non siamo certi che questo corrisponda all’utilizzo vero di questa manodopera e quindi questo fenomeno deve essere stroncato".

Molto presente il reato di contraffazione

Secondo l’istituto regionale Programmazione Economica della Toscana emerge un caso critico anche per quanto riguarda il reato di contraffazione. Firenze e Prato, sono coinvolte prevalentemente nella produzione di merci contraffatte, Livorno e Grosseto, invece nelle connesse attività di logistica e successiva distribuzione.

Considerando il numero di pezzi sequestrati per 100mila abitanti la Toscana, infatti, è quarta dopo Lazio, Campania e Liguria Riguardo alle tipologie di prodotti contraffatti, soprattutto nel settore moda. In 8 anni su 14, più del 50% dei pezzi sequestrati afferiscono ai settori dell’abbigliamento, calzature e relativi accessori.

Ad illustrare i dati di Irpet la dirigente Patrizia Lattarulo.

"Il lavoro di indagine sui fenomeni illegali – ha detto - è strutturale, si estende sul lungo periodo ed analizza il modo in cui il sistema economico e sociale toscano, ed il territorio, si caratterizzano dal punto di vista della potenziale attrattività delle attività illecite. La Toscana è una realtà con una dinamica economica ed una varietà di fonti di reddito appetibili per le attività illegali.

A livello territoriale la parte economicamente più dinamica è anche quella più attrattiva. Prendiamo il territorio pratese, con il settore moda, la provincia di Livorno, con problemi legati al narcotraffico, il grossetano per il sommerso, Firenze e Siena per questioni finanziarie legate al riciclaggio.

Rispetto al traffico di rifiuti – ha aggiunto Lattarulo -, l’andamento di lungo periodo a livello nazionale ci pone nella media ma ad un livello inferiore rispetto ad alcune regioni del nord.

Un dato molto significativo è quello del peso dell’economia sommersa sul valore aggiunto regionale, che è del 10,5%. Abbiamo fatto anche stime sui possibili servizi aggiuntivi che potrebbero essere erogati alla comunità se queste risorse potessero emergere, un contributo che potrebbe essere davvero importante per i bilanci pubblici".

A pesare nel rapporto anche il lavoro irregolare, soprattutto nella manifattura

Il Granducato ha un altro primato di cui non andare certo fiero ed è quello legato al lavoro irregolare. Le stime IRPET quantificano in Toscana, un valore aggiunto legato al lavoro irregolare di 3,6 miliardi, pari al 3,7% del valore aggiunto regionale. Un esercito di lavoratori a nero,, soprattutto nella manifattura. E’ il distretto pratese rappresenta un’area di particolare criticità, come del resto raccontano giornalmente le cronache.

"Grazie al lavoro di Irpet – ha detto il presidente della Regione, Eugenio Giani - ogni anno riusciamo a fare un bilancio toscano, un monitoraggio costante che ci consente di agire e mettere in campo azioni comuni".

Come detto, sono in tutto 11,3 i miliardi di euro legati all’economia che non è osservata in Toscana: 10,1 di economia sommersa e 1,2 di economia illegale.

Giani: "Non abbassare a guardia"

"Dati preoccupanti – ha spiegato Giani – ma un dato positivo possiamo trovarlo nel fatto che, rispetto agli indicatori di presenza oggettiva della criminalità organizzata, la Toscana è al sedicesimo posto in Italia, e al tredicesimo per il controllo del territorio. Buono anche il risultato sulla lotta all’evasione fiscale. Restano varie preoccupazioni: il traffico di stupefacenti radicato nel porto di Livorno, il sistema del caporalato e dello sfruttamento del lavoro, i reati di contraffazione".

Il presidente chiude con un appello a "non abbassare la guardia. I numeri del rapporto devono spingere tutte le istituzioni preposte a unire le forze per contrastare queste derive, attraverso accordi e protocolli di intesa per adottare azioni trasversali. I risultati positivi ottenuti a Prato sul versante del lavoro sicuro, grazie ad azioni sinergiche, sono replicabili anche per il contrasto alle attività illecite".

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