regione pronta a fare la propria parte

Vertenza Beko, quattro ore di sciopero. I sindacati: "Serve progetto. No ai licenziamenti"

A Siena, dove si producono congelatori, lavorano 299 lavoratori, impiegati oramai una settimana al mese, tra cassa integrazione e riposi forzati

Vertenza Beko, quattro ore di sciopero. I sindacati: "Serve progetto. No ai licenziamenti"
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E' uno sciopero previsto per la giornata di oggi, lunedì 11 novembre 2024, a tracciare la crisi della Beko. Una protesta di 4 ore a livello nazionale.

"Il Coordinamento nazionale di Beko di Fim, Fiom, Uilm proclama quattro ore di sciopero nazionale - si legge in una nota - per opporsi a qualsiasi ipotesi di chiusura o di licenziamento. Lo sciopero dovrà essere articolato a livello territoriale il primo giorno utile, in base al calendario di lavoro, entro il 20 novembre".

Giovedì scorso, 7 novembre 2024, Beko al Mimit ha dichiarato di voler fare dell'Italia il centro di eccellenza del global cooking compresa la ricerca e lo sviluppo, nonché del global design. Non solo, ma anche aggiunto di voler mantenere sia il centro ricambi di Carinaro sia alcune funzioni regionali di staff.

A questo, però, secondo i sindacati, non è seguito un vero piano industriale con prospettive chiare per gli stabilimenti e gli uffici italiani. E non hanno dubbi:

"E' chiaro - dicono da Fim, Fiom e Uilm - che implicitamente si può evincere il rischio di una chiusura delle attività e degli stabilimenti dei comparti del freddo e del lavaggio".

Ma cosa succede in Toscana?

La Toscana è pronta a fare la sua parte per il rilancio della produzione Beko a Siena.

"Se ci sono investimenti e un progetto se ne può ragionare insieme – dice il consigliere del presidente Giani per ler crisi aziendali, Valerio Fabiani -. Viceversa, se fossimo invece di fronte ad un’operazione di tipo speculativo, visto che incorporando Whirlpool con la nascita di Beko Europe, mentre il gruppo turco si accaparrava nuove importanti porzioni di mercato la prima mossa è stata quella di chiudere gli stabilimenti prima in Polonia e poi in Gran Bretagna, allora non ci stiamo e faremo di tutto per non consentirlo".

Ma la delusione dopo l'incontro al Mimit, dove erano presenti tutte le organizzazioni sindacali, le Regioni, i Comuni e le Province coinvolte, il management di Beko Europe, il ministro Urso e la sottosegretaria Bergamotto, è tanta.

In Toscana, a Siena nello stabilimento ex Whirpool di via Toselli dove si producono congelatori, lavorano 299 lavoratori, impiegati oramai una settimana al mese, tra cassa integrazione e riposi forzati.

A Roma era attesa la presentazione del piano industriale e un confronto nel merito.

"Ma non c’è stata – dice ancora Fabiani – e per la seconda volta è stata rappresentata solo la fotografia della realtà, senza alcuna proposta, iniziativa e idea da parte della società per il futuro".

Tutto rimandando ad un ulteriore confronto in cui il Governo metterà al tavolo solo azienda e parti sociali.

Le richieste dei sindacati

Intanto le sigle sindacali chiedono chiarezza sulle intenzioni della multinazionale, soprattutto rassicurazioni per escludere chiusure di stabilimenti e licenziamenti unilaterali.

"Al Governo abbiamo chiesto di impedire i licenziamenti e le chiusure e i ridimensionamenti degli stabilimenti, utilizzando ogni strumento a sua disposizione compresa la golden power che chiediamo di visionare, nonché di insediare finalmente un tavolo di settore che abbia l’obiettivo di restituire competitività ad un comparto che in mancanza di politiche industriali soccomberà sotto i colpi della concorrenza internazionale.

Il Governo ha ribadito la volontà di esercitare la golden power, ma a nostro avviso lo ha fatto in modo assai generico che si presta ad interpretazioni differenti".

Da qui la richiesta, a partire dal 20 novembre al Mimit di iniziare un confronto con Beko e con il Governo per varare un piano di rilancio e non di chiusura degli stabilimenti e delle funzioni.

L’azienda, intanto, ribadisce che la situazione è grave, nonostante gli investimenti fatti da Whirpool negli anni.

"Abbiamo spiegato che a Siena investimenti non ce ne sono stati, e se da noi la situazione è critica è soprattutto per questo motivo", ha chiosato Fabiani.

"Abbiamo talmente contezza del fatto che serva investire per cambiare - prosegue- che manderemo ai vertici della società l’accordo sottoscritto in Regione con tutte le organizzazioni sindacali senesi per un piano straordinario per la formazione dei dipendenti che può arrivare fino a tremila euro a lavoratore o lavoratrice coinvolti. E ci aspettiamo che anche il Governo faccia la sua parte in questo senso".

“Ma servono investimenti e un progetto da parte dell’azienda ” conclude Fabiani.

A Varese tremano 2200 lavoratori

Sconfinando il Granducato, non è migliore la situazione a Varese. Ad essere appeso a un filo c'è il destino di 2200 lavoratori. La Beko, infatti, durante l'incontro al Ministero delle imprese e del Made in Italy ha presentato la strategia negli stabilimenti italiani, alludendo alle chiusure delle filiere del lavaggio e della refrigerazione. Questa operazione riguarderebbe gli stabilimenti di Comunanza (Ascoli Piceno), di Siena e di Cassinetta (Varese).

''L'azienda prospetta chiusure annunciate di fatto negli scorsi mesi, a causa della riduzione del 50% dei volumi produttivi per la concorrenza con il mercato asiatico, di perdite consistenti di utili anche nel 2024 e dell'utilizzo di meno del 40% della capacità installata degli stabilimenti italiani'', hanno aggiunto i sindacalisti.

Solo la filiera del cooking presente a Melano (Ancona) e in parte a Cassinetta, sempre secondo le sigle sindacali che hanno partecipato al tavolo, risulta per l'azienda vantaggiosa dal punto di vista delle tecnologie e dell'innovazione del prodotto.

Mentre gli stabilimenti di Beko in Italia nei settori del lavaggio (Comunanza) e della refrigerazione (Cassinetta e Siena) sono evidentemente destinati alla chiusura.

"Nel nostro Paese rimarrebbe quindi solo la linea del cooking, inclusa la ricerca e sviluppo e il global industrial design, oltre allo stabilimento di Carinaro (Caserta) che è centro per ricambi'', hanno detto ancora dal sindacato.

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