Sassicaia e Brunello

Taroccavano i super-vini toscani per rivenderli in Cina: in sei a processo

L’inchiesta della procura di Pistoia ricostruisce il giro d’affari da oltre un milione di euro scoperto dalla Guardia di Finanza

Taroccavano i super-vini toscani per rivenderli in Cina: in sei a processo
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Il Loniciaya spacciato per Sassicaia e Brunello di Montalcino, il Masseto di Bolgheri diventa Paanaamila. Il 50&50 di Avignonesi è mutuato in 70&90: un affare da un milione di euro.

Un meccanismo collaudato

Il meccanismo è rodato, si imbottiglia vino rosso industriale, in percentuali ancora da definire Chianti classico, e lo spedisce in Cina solo con la retroetichetta: al netto delle frodi, la legge lo consente.

Una volta arrivate a destinazione, le bottiglie verranno marchiate con delle etichette molto simili a quelle dei vini originali, richiamando i paesaggi tratteggiati sulle illustrazioni dei prodotti autentici e storpiando un po’ i nomi. Da Sassicaia e Lupicaia a Loniciaya, da Masseto a Paanaamila, da 50&50 a 70&90.

In sei a processo

L’indagine era stata avviata nel lontano 2019 dal Nas di Firenze, secondo cui andava avanti da anni la truffa del super vino tra Italia e Cina. L’inchiesta coordinata dal pm di Pistoia Claudio Curelli è ora approdata a processo con sei imputati per frode in commercio, vendita di prodotti industriali con segni mendaci e contraffazione di indicazioni geografiche.

Nei guai anche due italiani

Sono finiti alla sbarra Zhang Xiaoping, 50 anni detta ‘Giulia’, Wenyi Su, 45 anni rispettivamente direttrice e presidente della Oulide group srl, la società cinese, con sede a Campi Bisenzio (Fi), che acquistava il vino dalle cantine Bonacchi, il cui titolare  è Andrea Bonacchi, 54 anni è a sua volta finito nei guai insieme a Giancarlo Maffei, 68 anni, intermediario di Montemurlo, il comune in provincia di Prato

Una truffa da un milione di euro

“È stimato che le bottiglie vendute con la sola retroetichetta alla Eulide Cina, tramite fatturazione alla Outlander trading Co. Ltd sono state complessivamente 54.600 – annotano i militari della Guardia di Finanza – per un controvalore di 172mila 74 euro”. Con il resto si arriva a sfiorare il milione di euro. "Le bottiglie oggetto di plagio – proseguono i militari – vengono vendute sulla piattaforma di e-commerce 1668.com da un minimo di 88 a un massimo di 190 Yuan. Per cui, volendo ipotizzare che le bottiglie vengano commercializzate a un prezzo medio di 140 Yuan, ne deriverebbe un ricavo pari a circa 955mila euro”.

E Banfi si costituisce parte civile

E adesso i titolari delle cantine Banfi, assistiti dall’avvocato Lorenzo De Martino, si sono costituti parte civile al processo contro i falsari del vino pregiato, a iniziare dal Brunello.

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