La sanità che funziona

Area Stroke dell’Ospedale di Empoli: al secondo posto dopo Prato per volume di ricoveri

Donati due sistemi di monitoraggio elettrocardiografico per la ricerca della fibrillazione atriale occulta

Area Stroke dell’Ospedale di Empoli: al secondo posto dopo Prato per volume di ricoveri
Pubblicato:

L’Area Stroke dell’Ospedale San Giuseppe di Empoli si posiziona al secondo posto, in termini di volume di ricoveri per ictus cerebrale ischemico, dopo l’Ospedale Santo Stefano di Prato.

Al secondo posto dopo Prato per volume di ricoveri

Questo è quanto è stato rilevato dal programma esiti AGENAS secondo i dati relativi al 2021.

L’Area Stroke si trova all’interno del reparto di Medicina Interna II, diretto dal dottor Luca Masotti ed accoglie ogni anno circa 600 pazienti, di cui più della metà affetti da ictus cerebrale ischemico. Per identificare le cause di questa patologia è fondamentale l’uso di strumentazione che consenta un monitoraggio prolungato elettrocardiografico finalizzato alla ricerca anche della fibrillazione atriale occulta, ovvero non manifesta.

I pazienti con ictus cerebrale ischemico da possibile causa emboligena (come appunto quella legata alla fibrillazione atriale) ogni 15 giorni sono sottoposti ad un monitoraggio prolungato di 2 settimane con loop recorder ECG non impiantabili.

Ogni anno pertanto circa 40-45 pazienti che hanno avuto un ictus cerebrale ischemico da causa non determinata sono sottoposti a monitoraggio prolungato elettrocardiografico di 2 settimane.

Ad oggi più di 160 pazienti selezionati sulla base delle caratteristiche cliniche sono stati sottoposti, dopo la loro dimissione, a monitoraggio elettrocardiografico di 2 settimane.

La selezione è tale che attualmente è possibile rilevare una fibrillazione atriale occulta in circa il 50% dei pazienti sottoposti al monitoraggio di cui sopra.

“In circa il 20% dei pazienti con ictus cerebrale ischemico non è possibile definire la causa che lo ha determinato dopo l'esecuzione di accertamenti diagnostici così detti di primo livello (ictus cerebrale di origine non determinata). In questi pazienti, specie se ultrassessantacinquenni, la principale causa è rappresentata da una fibrillazione atriale subclinica o occulta, cioè non rilevabile ad un elettrocardiogramma basale o ad un HOLTER ECG di 24 ore.

E' pertanto fondamentale ricercarla e ciò può essere effettuato attraverso un monitoraggio continuo durante il ricovero e/o con il posizionamento di sistemi di monitoraggio ECG prolungato attraverso loop recorder ECG che possono essere non impiantabili (simili ad un HOLTER ECG ma la cui durata può arrivare ad alcune settimane) oppure impiantabili (tipo pace-maker) che generalmente vengono mantenuti alcuni mesi fino ad arrivare ad alcuni anni.

La ricerca della fibrillazione atriale è fondamentale perché permette di arrivare ad una diagnosi eziopatogenetica corretta dell'ictus cerebrale ischemico, instaurare una prevenzione secondaria con farmaci anticoagulanti orali che rappresentano in questo tipo di condizione la scelta terapeutica più appropriata e ridurre al minimo le recidive di ictus - afferma il dottor Masotti “

Una nuova sperimentazione tecnologica

Da alcuni mesi l’Area Stoke si è dotata di una nuova strumentazione tecnologica, due sistemi di monitoraggio elettrocardiografico, utili nella ricerca della fibrillazione atriale occulta, ovvero non manifesta.

Questo permette di registrate l’attività cardiaca per 48-72 ore, già durante il ricovero, alla maggior parte dei pazienti in cui è stato rilevato un sospetto di fibrillazione atriale occulta, per poi programmare un eventuale monitoraggio di 2 settimane ai pazienti in cui il monitoraggio durante il ricovero risulti negativo e permanga un alto sospetto di fibrillazione atriale occulta.

L’acquisizione di questa nuova strumentazione è stata possibile grazie alla generosità di un paziente, ricoverato in Ospedale San Giuseppe e guarito da una grave forma di Covid, in aggiunta ad un premio vinto ad un Congresso Nazionale di Medicina Interna proprio sul percorso di ricerca della fibrillazione atriale nel paziente con ictus cerebrale ischemico.

Da metà Gennaio ad oggi 15 pazienti sono già stati sottoposti a monitoraggio di 48-72 ore.

In 3 di questi è stata rilevata la presenza di una fibrillazione atriale non altrimenti manifesta.

Questi dati preliminari rappresentano una prospettiva di sicuro interesse e ricaduta pratica notevole.

L’obiettivo futuro è dotare l'Area Stroke della Medicina Interna II di Empoli di 4 letti telemetrati rendendo tale Area del tutto equiparabile ad una vera e propria Stroke Unit ed omogeneizzarla alle Stroke Unit Aziendali, che nel complesso, assistono 70-75 pazienti con stroke al giorno.

Alcuni dati

L'ictus cerebrale ischemico rappresenta la terza causa di mortalità e la prima causa di invalidità nei paesi industrializzati. Definire le cause che provocano un ictus cerebrale ischemico è di fondamentale importanza per instaurare un'appropriata ed efficace terapia di prevenzione secondaria.

La fibrillazione atriale rappresenta la principale aritmia diffusa nella popolazione generale con un incremento esponenziale della sua incidenza e prevalenza con l'aumentare dell'età, tanto che si stima che nella popolazione ultrasessantacinquenne sia presente nel 15% e nella popolazione ultraottantacinquenne nel 25%.

La fibrillazione atriale rappresenta oggi la principale causa di ictus cerebrale ischemico potendo determinare la formazione di emboli che partendo dal cuore vanno ad occludere i vasi arteriosi cerebrali.

Si stima che oggi circa un terzo degli ictus cerebrali ischemici sia secondario a fibrillazione atriale, che può essere manifesta e diagnosticabile facilmente attraverso un elettrocardiogramma standard oppure può essere non manifesta (cosiddetta fibrillazione atriale sub-clinica o occulta) e rendersi palese proprio con le sue conseguenze, appunto l'evento ictale.

 

 

Seguici sui nostri canali