Troppo caldo: nelle tavole dei toscani ci sarà meno frutta
Sarà registrato un -70% per la produzione di pere e non solo e un -20% per il vino
Il caldo estremo e gli eventi meteo disastrosi di questi mesi con gelate, frequenti grandinate, trombe d’aria e piogge eccessive sulle coltivazioni e sugli alberi da frutto hanno tagliato la produzione di pere (-70%), mele (-30%), susine (-30%), meloni (-50%), frumento (-10%), pomodoro (-10%) ma anche delle varietà primaverili di miele (90%), latte (-15%) e uova (-10%).
Previsioni in calo anche per il vino (-20%) secondo il primo monitoraggio di Vigneto Toscano e sulla prossima annata olivicola dove la riduzione oscilla tra il 10% ed il 50% a seconda dell’areale. A fornire un quadro degli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni agricole è Coldiretti Toscana.
Troppo caldo
L’ondata di calore africana che sta flagellando la regione, con il 2023 candidato a pieno titolo a diventare il terzo anno più caldo dal 1800 ad oggi in Italia – sottolinea Coldiretti Toscana – è solo la punta dell’iceberg delle anomalie di questo pazzo anno che è stato segnato, fino ad ora, prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti che hanno favorito lo sviluppo di malattie e fitopatie e fatto gonfiare i frutti fino a farli “esplodere”, gelate nel delicato momento della fioritura ed infine dal caldo torrido di luglio ed agosto.
Per salvare le produzioni dal grande caldo di queste settimane, con la temperatura media di luglio che è risultata ben superiore della media storica dell’ultimo trentennio di +1,8 gradi e di 2,1 gradi per quella massima secondo il Servizio Idrogeologico Regionale, le imprese agricole stanno ricorrendo all’irrigazione di soccorso con un ulteriore aggravio per le imprese a causa dei costi dell’elettricità e del gasolio.
Per difendere le produzioni ed il benessere degli animali agricoltori ed allevatori hanno messo in campo tutto il repertorio di esperienza e tecnologia oggi a disposizione come ventilatori e nebulizzatori accesi senza sosta per rinfrescare le stalle, la raccolta anticipata e gli ombreggianti per riparare i frutti dai raggi del sole. Pratiche agronomiche di “salvataggio” e tecnologie che hanno fatto lievitare i costi delle imprese agricole sempre più strette nella morsa dei rincari e delle speculazioni.
In campo tutta una serie di azioni di emergenza
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.
Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al pressing di Coldiretti, sta finalmente aprendo le porte. Si sta già lavorando per migliorare la sostenibilità attraverso le tecnologie, che ad esempio consentono un risparmio di acqua anche del 30% rispetto al passato ma per l’adattamento climatico è fondamentale aumentare gli investimenti nell’innovazione e nell’agricoltura di precisione, anche attraverso risorse Pnrr.