Viaggio all'interno dell'ex Astor: le immagini video nelle stanze della disperazione
Ancora nessuna novità sulla bimba scomparsa dall'albergo occupato
Sembra un albergo di due stelle l'ex hotel Astor. Uno di quelli che prenoti all'ultimo momento. Di diverso ha la disperazione di chi vive sul filo del rasoio: tra legalità e delinquenza. Un mondo a parte, che sembra surreale se si pensa che l'ex albergo si trova a pochi chilometri da Santa Maria Novella. Ben 2,9 chilometri da piazza Duomo.
Non siamo in periferia in via Maragliano, nel quartiere Novoli. Siamo entrati nei lunghi corridoi e nelle stanze dell'Astor.
Da via Boccherini si accede a quella che è diventata la nuova casa di circa un centinaio di disperati. Tra questi c'è anche una giovane di 29 anni, mamma di cinque figli. "Sono loro la mia speranza - dice orgogliosa - E' per loro vorrei un futuro migliore".
Per adesso il loro futuro passa da due stanze, con un grosso orsacchiotto sul letto. Un rincorrersi tra le scale dove giocano, ridono e si divertono. I bambini di via Boccherini scendono le scale come se tutto fosse normale. Si rincorrono. Per loro questo, forse, è l'unico mondo che conoscono. Fatto di fili che penzolano dalle pareti. Muri scrostati, pozze d'acqua, sporcizia, bottiglie di birra, bombole di gas che servono per cucinare o per riscaldare l'acqua.
Qui, chi abita cerca di far diventare questo luogo quanto più normale possibile, difeso dall'esterno dalle tende scure.
Ogni angolo parla di questi bambini, circa una trentina. Anche le pareti, trasformate in fazzoletti di carta dove hanno inciso i loro nomi, raccontano di loro. Lungo le scale, che portano al primo e al secondo piano, hanno disegnato casette, fiori o le loro manine.
Qualche stanza più avanti, al piano terra, si sente il pianto di un neonato. Accanto alla porta la carrozzina. Poco più in là c'è il cortile, con un grosso cancello che adesso si difende dal mondo esterno dove sono accalcati i giornalisti.
Un microcosmo che sa di panni stesi al sole, pallone calciato da una parte all'altra e adulti che fumano.
"Non mi riprendere. Non devo essere qui", dice preoccupato uno degli occupanti che nello stabile si trova solo da qualche giorno.
Non paghiamo nessun affitto
Dominique, invece, ci vive da dieci mesi. "Spero di non stare qui a lungo. Per adesso è un luogo di appoggio. Purtroppo non mi posso permettere null'altro. Ho dei bambini da mantenere". Già, perché i protagonisti e le vittime di questa triste storia sono proprio i bambini, come Cataleya che, con ogni probabilità sta pagando le colpe dei grandi.
Due etnie divise da un piano
E' una guerra tra sud americani e rumeni quella all'ex hotel Astor. A dividerli una rampa di scale. C'è chi comanda da queste parti. Una di queste è Lidia, di origini romene. "E' la nostra boss", ci hanno riferito. "Se ci sono problemi si fa riferimento a lei". La donna, oggi, venerdì 16 giugno, è stata portata in procura, insieme ad un'altra donna di origini peruviane. Entrambe rientrate nell'albergo nel primo pomeriggio. Sono solo persone informate sui fatti, tagliano corto i carabinieri.
"Se ci sono problemi chiama questo numero", si legge in una delle porte al secondo piano dove vive la comunità peruviana. Nessuno qui fa cenno al pizzo per vivere nelle stanze dell'albergo.
"No, non abbiamo pagato", taglia corto una di loro. Adesso c'è l'ombra dello sgombero e quale sarà il futuro.