IN MANO AI GIUDICI

Via libera al suicidio assistito ma l'Asl nega il farmaco: l'Associazione Coscioni si schiera con due donne toscane

Si sono viste riconoscere il diritto al suicidio assistito ma poi non hanno ricevuto gli strumenti necessari a causa di un vuoto legale

Via libera al suicidio assistito ma l'Asl nega il farmaco: l'Associazione Coscioni si schiera con due donne toscane
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Possiedono tutti e quattro i requisiti previsti dalla sentenza "Cappato-DJ Fabo" della Corte costituzionale per poter accedere legalmente al "suicidio assistito" in Italia ma non possono completare l’iter perché le aziende sanitarie si rifiutano di fornire il farmaco e la strumentazione necessaria all’autosomministrazione, lasciando come unica possibilità quella di rivolgersi alla sanità privata, dove sarà possibile.

Questa è la storia di due donne affette da malattie irreversibili, fonti di sofferenze insopportabili, che nei mesi scorsi si sono viste riconoscere il diritto al suicidio assistito ma che poi non hanno ricevuto gli strumenti necessari per metterlo in atto a causa di un vuoto legale. A denunciare i due casi è l'associazione Luca Coscioni.

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L'Usl

I due casi

Il primo caso riguarda una donna 70enne, affetta da BPCO, una malattia polmonare causata dal restringimento persistente delle vie aeree, la quale ha ricevuto risposta dalla USL Toscana Centro dopo un mese dalla sua richiesta, risposta priva però dell’indicazione del farmaco e delle modalità di autosomministrazione. Per questa parte di verifica è stata richiesta la relazione del medico di fiducia che è stata poi approvata dall’azienda sanitaria.

Il secondo riguarda invece una paziente 54enne affetta da sclerosi multipla che, invece, ha ricevuto risposta dopo 2 mesi da parte della USL Toscana nord-ovest, con un primo parere negativo della commissione perché non ritenevano soddisfatto il requisito del trattamento di sostegno vitale e un successivo parere positivo a seguito dell’ultimo intervento della Consulta, ma anche in questo caso farmaco e modalità sono state individuate dal medico di fiducia e approvate dall’azienda sanitaria.

Violata sentenza Consulta

Pertanto, in entrambi i casi la sentenza della Consulta è stata violata, perché prevede che sia il Sistema sanitario nazionale a verificare anche le modalità di esecuzione dell’intento della persona e i tribunali hanno in questi anni, in applicazione del giudicato costituzionale, ordinato alle aziende sanitarie anche la verifica del farmaco e delle modalità.

Le stesse aziende sanitarie che hanno espresso parere favorevole, a seguito delle dovute visite mediche che hanno confermato la sussistenza delle condizioni indicate dalla Consulta, ora stanno di fatto bloccando l’iter di entrambe le donne, rifiutandosi di erogare il farmaco a carico del SSN, nonostante le diffide del collegio legale di studio e difesa, coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, fondate su quanto previsto dalla Consulta. Nella giornata di giovedì 21 novembre si è tenuta a Firenze la prima udienza relativa al procedimento avviato per la donna 70enne affetta da BPCO. Ora saranno nuovamente i giudici ad esprimersi.

L'avvocato Filomena Gallo

Le parole di Filomena Gallo

"Mentre in altre Regioni, come il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, sono state le aziende sanitarie del SSN a completare tutto l’iter con la verifica della condizione della persona e delle modalità di attuazione dell’intento della persona malata e la fornitura di tutto quanto necessario, la Toscana ha deciso di procedere in violazione della sentenza della Corte, che prevede che sia il SSN a identificare le modalità di attuazione dell’aiuto alla morte volontaria e nel contempo prevede che l’assistenza da parte del medico su base volontaria, senza alcuna discriminazione nell’accesso all’erogazione, non solo nel privato ma anche carico del SSN, del farmaco e della strumentazione necessaria, così come anche confermato dal Ministro Speranza con una lettera ai Presidenti delle Regioni del 20.06.22, tra cui il Presidente Eugenio Giani", ha dichiarato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, difensore e coordinatrice del collegio legale delle due donne.

"Le due donne hanno intrapreso le vie legali; saremo al loro fianco nei tribunali per ottenere la fornitura del farmaco e della strumentazione necessaria all’autosomministrazione. Per evitare il ripetersi di situazioni come queste, è fondamentale che il Consiglio regionale della Toscana approvi la legge di iniziativa popolare ‘Liberi Subito’, sottoscritta da oltre 10.000 persone, che chiede siano garantiti i tempi di risposta e l’erogazione di servizi sanitari previsti dalla sentenza di incostituzionalità Cappato della Corte costituzionale sull’aiuto al suicidio assistito".

In Toscana la Regione si è già espressa sull’ammissibilità della proposta. Il 30 luglio 2024 sono iniziate le audizioni degli esperti in Commissione Salute e ancora non sono giunte al termine. C'è attesa dunque per la legge regionale che sblocchi questo vuoto legale. Nel frattempo però, sono tante le persone che non possono mettere la parola fine alle loro intollerabili sofferenze.

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