Campi Bisenzio

La politica ora torna ad interrogarsi

DOPO L’INTERVISTA ALL’AVVOCATO TAMBURINI SI RIACCENDE IL DIBATTITO SULL’EX INCENERITORE DI SAN DONNINO

La politica ora torna ad interrogarsi
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L’intervista pubblicata la settimana scorsa sulle colonne del nostro giornale all’avvocato Claudio Tamburini, che per moltissimi anni ha guidato la protesta contro l’inceneritore di San Donnino,  ha riacceso il dibattito sulla riqualificazione del vecchio impianto, che ancora svetta sul confine tra Firenze e Campi Bisenzio, nell’approssimarsi del 35esimo anniversario della sua chiusura avvenuta il 23 luglio 1986. «La chiusura dell’inceneritore di San Donnino – ha precisato Lorenzo Ballerini, capogruppo di Campi a sinistra – non solo come ha detto Tamburini, rappresentala vittoria delle periferie sulla città, ma simboleggia anchela vittoria della partecipazione attiva, della salute pubblica, dell’ambiente. Per questo motivo andrebbe conservato, come monito per tutti, rigenerando e riqualificando l’intera area così da restituirla alla collettività. Avanti, quindi, con l’idea di trasformarlo in uno spazio di studio e approfondimento sui temi ambientali e contro l’inquinamento. Uno spazio dove accogliere studiosi, docenti, ricercatori, dove fare cultura della sostenibilità e allo stesso tempo creare occupazione e lavoro. Sarebbe un messaggio importante anche per le future generazioni: lavoro e tutela ambientale». Per Maria Serena Quercioli, capogruppo di Liberi di Cambiare, l’ex inceneritore rappresenta ancora oggi una ferita aperta: «L'area ha avuto la sfortuna di essere al confine fra due Comuni e in una periferia che si porta dietro una storia particolare – ha osservato –  aldilà del fatto che l'impianto è ubicato sul territorio di Firenze è una ulteriore ferita il fatto che nessuna amministrazione di Campi Bisenzio (dal 1986 ad oggi), peraltro sempre dello stesso colore, si sia impegnata attivamente per una dismissione e riqualificazione dell'area. I terreni circostanti, ancora oggi, se analizzati potrebbero riservare delle sorprese. Quell'area bonificata e riqualificata potrebbe prestarsi a tantissimi utilizzi ma è inutile lanciare oggi idee quando non c'è alcuna data precisa di smantellamento. Se gli amministratori locali avessero avuto cognizione dei decessi per patologie tumorali e respiratorie avvenuti a San Donnino e dintorni, dagli anni 80, a causa di quello che la popolazione ha respirato e mangiato, attraverso il consumo di ortaggi, verdura e frutta degli orti e degli animali da cortile, forse qualcosa sarebbe cambiato. E la stessa coscienza avrebbero dovuto maturarla pure i sandonninesi che da anni subiscono  tutto quello che “butta il convento”, come si dice in campagna». Di diverso avviso si è espresso Daniele Matteini, capogruppo di Si-Fare Città che ha proposto di trasformare l’area in nuova edilizia sociale residenziale, sfruttando la relazione con Spazio Reale, il Chico Mendes ed il possibile arrivo della Tramvia. «Il recupero di quell’ area  – ha aggiunto – non può non prescindere da una sostituzione radicale dell’impianto seppur con conservazione e trasformazione d’uso di parte del fabbricato». In vista dell’anniversario delle chiusura dell’ex inceneritore, Lorenzo Galletti, capogruppo del Partito democratico ha evidenziato come allora la chiusura dell’impianto sia stata resa possibile grazie alle importanti battaglie realizzate dai comitati e dalla Fratellanza Popolare. «Quell’impianto – ha sottolineato – ci ricorda come negli anni Firenze abbia voluto collocare funzioni scomode in periferia, verso il comune di Campi mentre oggi stiamo finalmente invertendo questo paradigma portando funzioni e attività pregiate nell’area metropolitana e nel nostro Comune». Al riguardo negli ultimi giorni Paolo Gandola, capogruppo di Forza Italia ha presentato un’interrogazione in Consiglio Comunale con l’intento di riaprire un dibattito istituzionale e politico sulla futura riqualificazione dell’impianto. «Nel protocollo firmato nel 2005 – ha spiegato - era stata prevista la bonifica dell’impianto con la sistemazione a parco dell’area fino all’ingresso di Spazio Reale. Il protocollo è rimasto lettera morta e dopo 16 anni è tempo di rimettere al centro la discussione».

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