Il campione di nuoto Paolo Costoli era campigiano

La sua famiglia era emigrata in Francia ma tutti gli anni tornava nella frazione per trascorrere le vacanze estive.

Il campione di nuoto Paolo Costoli era campigiano
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Il campione di nuoto Paolo Costoli era campigiano

 

A cinquant’anni dalla morte il ricordo del suo biscugino Carlo pubblicato sul settimanale BISENZIOSETTE

 

A lui sono intitolate la più importante piscina comunale di Firenze ma in pochi sanno che il grande campione Paolo Costoli era campigiano.
Nelle sue biografie viene indicato come il luogo di nascita ma il grande atleta era nato il 12 giugno del 1910 a San Piero a Ponti, la frazione da cui proveniva la sua famiglia e dove ancora oggi abitano i suoi parenti.
Costoli era uno specialista delle distanze medio lunghe dello stile libero ed è considerato uno dei più forti nuotatori italiani a cavallo delle due guerre mondiali.
Un campigiano che ha reso onore all’Italia e che morì nella tragedia di Brema il 28 gennaio del 1966 in un incidente aereo nel quale persero la vita tutte i 46 passeggeri.
A bordo dell'aereo della Lufthansa, partito da Francoforte, vi era una selezione della nazionale italiana di nuoto, accompagnata dallo staff tecnico il cui allenatore era Paolo Costoli e dal giornalista Rai Nico Sapio, diretta al meeting di Brema, uno dei più prestigiosi eventi della stagione.
A cinquant’anni dalla tragedia abbiamo voluto ricordare il campione campigiano con il biscugino Carlo Costoli , 77 anni che abita a San Piero a Ponti.
«Il babbo di Paolo si chiamava Tiberio ed era fratello di mio nonno. Fin dall’Ottocento la nostra famiglia lavorava nel settore dei cappelli ma erano molto numerosi e il lavoro non c’era per tutti.
Per questo il babbo di Paolo con altri fratelli, emigrò all’estero come facevano tanti all’epoca.
Tiberio aprì un negozio di cappelli a Nizza e suo fratello a Cannes. Come altri campigiani erano molto abili nel mestiere e fecero fortuna in Francia.
Il legame con Campi, però, era molto forte e tutti gli anni, durante il periodo della vacanze, Tiberio e il fratello tornavano a San Piero a Ponti a trovare i parenti. Un viaggio che sfruttavano anche per farsi fare le forme dei cappelli per riprodurre i modelli parigini».
Tiberio non tornava a Campi soltanto per trascorrere le vacanze ma anche per far partorire la moglie.
«Ebbe cinque figli - spiega Carlo - che nacquero tutti a San Piero. Tiberio si era costruito la casa in via XIII Martiri all’angolo con via San Paolo. Anche Paolo è nato qui a Campi.
Aveva cominciato a nuotare a Nizza e ben presto si distinse in questa disciplina sportiva. Nel 1937 Tiberio deciso di mandare Paolo in America per fare un’esperienza diversa, prima a New York , dove rimase per un certo periodo e poi in Brasile dove aprì con il fratello un negozio di vendita di cappelli. Rimase in America Latina fino al 1947, anno in cui tornò in Italia dove prese contatti con il Coni.
Diventò allenatore prima della Florentia e poi della Nazionale italiana. Qui a San Piero era molto conosciuto Paolo, aveva preso l’abitudine della sua famiglia di tornare per trascorrere le vacanze».
Gli eventi della storia, però, hanno cambiato il corso della vita della famiglia Costoli.
«Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e l’entrata in guerra dell’Italia contro la Francia - spiega Carlo - gli italiani che si trovavano Oltralpe furono mandati al confino e i loro beni vennero confiscati. Questa fu la sorte che toccò anche alla famiglia di Paolo. Furono confinati in un isola vicino a Nizza e i loro beni furono espropriati. Erano stati una famiglia intraprendente che ci aveva saputo fare. Tiberio morì in Francia mentre la mamma di Carlo è sepolta a San Piero Ponti
Uno dei fratelli di Paolo aprì un negozio a San Remo e sua figlia ottenne dei risultati importanti nel nuoto.
Anche Manlio, fratello di Paolo si distinse nei 50 metri in questo sport. Ce l’avevano nel sangue».
La famiglia Costoli aveva creato un forte legame con i parenti di San Piero che è riuscita a trasmettere anche ai figli.
«Sì io mi ricordo benissimo di quando venivano a trovarci - dice Carlo- . In estate Paolo nuotava in Bisenzio con le persone del posto. Anche dopo la guerra veniva sempre a trovare gli zii, trascorreva del tempo alla farmacia Masi e al circolo di San Piero a Ponti. Conosceva tante persone nella nostra frazione. Era una persona solare e alla mano». Nonostante i successi e la tragica fine, del campione campigiano si è sempre parlato poco di Costoli che sopo la guerra si allenava in Arno con i canottieri.
«Morì giovane, aveva 55 anni - conclude Carlo che serba tutti i ricordi con una lucidità impressionante - nella tragedia di Brema. L’incidente avvenne nella fase di atterraggio all’aeroporto di Brema.
L’areo prese fuoco e morirono tutti i passeggeri, Carlo era l’allenatore della nazionale italiana. Fu una tragedia. Siamo sempre stati una famiglia riservata ma Paolo è stato davvero un grande campione e mi fa piacere che venga ricordato a Campi. La sua vita, i suoi successi sportivi e le sue foto sono narrati in un libro pubblicato dai canottieri di Firenze».
Un grande campione dimenticato troppo a lungo nell’oblio della storia.

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