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I "tassisti della vita" ai tempi del coronavirus

Marzia Fanfani volontaria del nucleo operativo di protezione civile di Firenze ha raccontato a Bisenziosette come sia cambiata l’attività di chi trasporta midollo osseo e le cellule staminali ai malati.

I "tassisti della vita" ai tempi del coronavirus
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I "tassisti della vita" ai tempi del coronavirus

 

«Se un tempo eravamo gli angeli dei trapianti, oggi siamo diventati i tassisti della vita».  E’ con una battuta che Marzia Fanfani, 70 anni, volontaria del nucleo operativo di protezione civile di Firenze e residente a Sesto Fiorentino, ha raccontato a Bisenziosette come sia radicalmente cambiata l’attività di tutti coloro che prestano la propria opera volontaria per trasportare, in tutto il mondo,  il midollo osseo e le cellule staminali ai malati. «Il coronavirus – ha precisato Massimo Pieraccini, fondatore e presidente del nucleo – non ha fermato i volontari della nostra associazione che da oltre 27 anni si occupa della logistica dei trapianti a livello internazionale e dell’attività di documentazione. Anche in questi giorni, i volontari come Marzia, continuano a viaggiare ancora più in emergenza sulle strade italiane, a causa delle numerose restrizioni alla mobilità, per consegnare midollo osseo e cellule staminali ai malati di leucemia. Una speranza in un momento drammatico per chi attende da tempo il prezioso dono che può restituirgli una vita normale. Con le restrizioni dei voli da e per l'Italia, il lavoro del Nopc è diventato ancora più una sfida ed in questo momento è fondamentale trovare percorsi sicuri per far arrivare in tempo le cellule attese da malati e familiari. Oggi la nostra associazione conta 70 volontari e realizziamo 500 viaggi internazionali all’anno». «La nostra normalità – ha commentato Marzia – è stata stravolta, tutti i servizi sono più lunghi e complicati ma nessuno viene lasciato solo.  Io ho iniziato a collaborare con il nucleo 9 anni fa, ho conosciuto questa realtà proprio a Sesto Fiorentino, mentre stavano svolgendo un’attività di documentazione realizzando alcune riprese. Ho così iniziato a collaborare con la logistica dei trapianti iniziando a girare per tutto il mondo, in particolar modo in Spagna, ma anche in Brasile, in America, in Cina, Tailandia e quasi tutte le località dell’Europa. Oggi con la chiusura degli aeroporti, i  trasporti sono diventati lunghissimi e molto impegnativi ed oltre  al doveroso controllo delle cellule da trasportare è purtroppo subentrato anche il timore di nuovi blocchi ai voli durante il viaggio, affrontati come sempre con spirito di sacrificio e con l'aiuto prezioso della sede operativa di Firenze. Per questo nelle ultime settimane mi sono occupata prevalentemente dei trasporti in Italia, con vere e proprie staffette con i corrieri provenienti dall'estero che devono consegnare in Italia.  Con le nostre auto di servizio corriamo negli aeroporti dove il dono sta per arrivare, preleviamo le preziose sacche con tutti i dispositivi di sicurezza necessari e maciniamo migliaia di chilometri per consegnare in tempo le cellule salvavita. In particolar modo ci rechiamo presso l’aeroporto di Fiumicino, che è l’unico ad essere rimasto davvero operativo in Italia, i corrieri esteri non escono  nemmeno dall'aeroporto, siamo noi a prendere la sacca e a portarla  a chi soffre e attende il trapianto». «Dall’inizio dell’emergenza – ha spiegato il presidente Pieraccini –  sono stati 12mila i chilometri fatti dai volontari per 9 persone che attendevano le cellule salvavita. È un periodo molto difficile per l'Italia e per il servizio sanitario e oltre ai medici impegnati in prima linea per combattere il coronavirus, che vorrei personalmente ringraziare, ci sono i medici che non si sono fermati, non si possono fermare, e si impegnano nonostante l'emergenza e la paura per salvare le vite dei loro pazienti ammalati di leucemia. Ci hanno contattato da tutta Italia e dall'estero per aiutarli a portare il dono della vita a chi lo attende anche da mesi, e noi abbiamo risposto con mezzi, donne e uomini, i nostri volontari, pronti a guidare anche 20 ore per consegnare in tempo le sacche salvavita, entrando anche nelle zone rosse e nelle regioni più a rischio». Il metodo a staffetta e i trasporti su gomma messi in pratica in questi giorni non sono tuttavia una novità per il nucleo operativo: all'inizio dell'attività, 27 anni fa, Pieraccini e un primo gruppo di volontari furono i pionieri del trasporto organi in Toscana, affiancando quelli che oggi sono i centri trapianti d'eccellenza della regione. «Oggi – ha raccontato ancora Marzia – siamo preparati per  viaggiare con tutte le precauzioni e dispositivi di protezione individuale previsti dalle normative e dobbiamo portarci anche il pranzo a sacco non trovando praticamente mai nulla aperto dopo poterci fermare per effettuare il pranzo o la cena. Giovedì scorso ad esempio – ha proseguito la volontaria sestese – siamo andati a Fiumicino a prendere una sacca che abbiamo portato all’ospedale di Bologna per un bambino di appena 10 anni che doveva effettuare il trapianto di midollo osseo essendo affetto dalla leucemia.  La settimana scorsa è venuto con noi fino a Fiumicino anche Matteo Ostoloani, volontario fiorentino che poi per raggiungere Helsinki in Finlandia ha dovuto cambiare quattro volte il volo senza mangiare nè bere per tre giorni,  trovando sempre tutte le attività chiuse anche all’interno degli aeroporti». L’emergenza sanitaria in atto ha dunque bloccato e fortemente rallentato tutta la logistica dei trapianti, soprattutto quella a livello internazionale. Oggi vengono svolti solo le operazioni davvero indifferibili. Prima della pandemia i viaggi all’estero potevano durare anche dieci giorni, quelli in America duravano in media cinque giorni ed io svolgo circa 3 viaggi al mese ma ci sono volontari che fanno anche più missioni di me.  Nelle ultime settimane ho percorso 1300 km  in giro dell’Italia, questa epidemia ovviamente mi preoccupa un po’ anche se noi frequentiamo i reparti ematologici degli ospedali italiani, dove sono collocati, in ambienti sterili al 100% tutti i pazienti a rischio, per questo possiamo ritenerci fortunati frequentando posti assolutamente sicuri che non sono certamente contagiati dal virus. Oltre a consentirmi di girare il mondo – ha proseguito Marzia – questa attività mi ha profondamente segnata, consentendo di rendermi utile per garantire la vita delle persone e spesso anche di tantissimi bambini. Generalmente non conosciamo mai i parenti dei pazienti per i quali trasportiamo il midollo osseo o le cellule staminali, mentre una volta a Madrid sono venuta in contatto con alcuni parenti del ragazzo che aspettava il trapianto. E’ stato un incontro molto emozionante, una situazione strana che mi ha profondamente toccata, tutti loro erano infinitamente grati per quanto avevamo fatto e in tutti i modi hanno manifestato la loro personale riconoscenza».
«Negli ultimi mesi – ha precisato ancora Pieraccini – con la chiusura dei confini, abbiamo percorso circa 30mila chilometri che è l’equivalente di sei mesi di attività avendo incrementato in maniera straordinaria i viaggi italiani a medio raggio  limitando quelli a lungo raggio. In questo momento abbiamo attivi una ventina di volontari, fortunatamente il trapianto di midollo osseo va effettuato quando il paziente che ne ha bisogno si trova in buone condizioni di salute e non in imminente pericolo di vita, questo ha consentito di poter rinviare di qualche settimana il trapianto nell’attesa che possa stabilizzarsi questa situazione dettata dal diffondersi del coronavirus in tutto il mondo. Dopo tanti anni trascorsi insieme, sono davvero orgoglioso dei volontari del nostro nucleo -  ha concluso Pieraccini da poco insignito del titolo di Ufficiale della Repubblica italiana dal presidente Sergio Mattarella – nonostante la pressione psicologica della pandemia in atto, non fanno mai mancare la loro disponibilità». Insomma anche al tempo del coronavirus, gli angeli della vita sono e rimangono in servizio, in viaggio con le loro strane valigie, macinando chilometri sulle autostrade italiane per consentire a chi ha bisogno di poter effettuare il trapianto e tornare a sperare in una vita migliore.

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