Ezio Pestelli si ‘libera’ dagli incubi e rivela e condivide in piazza le sue memorie di guerra

La giovinezza rubata, gli episodi più drammatici dell’estate del ’44 tra fughe continue e nascondigli segreti.

Ezio Pestelli si ‘libera’ dagli incubi e rivela e condivide in piazza le sue memorie di guerra
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Il cittadino di 93 anni è stato protagonista delle celebrazioni del 25 aprile di San Casciano in piazza della Repubblica

Ezio Pestelli si ‘libera’ dagli incubi e rivela e condivide in piazza le sue memorie di guerra

La giovinezza rubata, gli episodi più drammatici dell’estate del ’44 tra fughe continue e nascondigli segreti nelle cantine e nei sotterranei di Casa Machiavelli

Occhi lucidi e commozione vibrante per Ezio Pestelli, il 93nne che oggi, in occasione della festa della Liberazione di San Casciano, ha voluto condividere per la prima volta in forma pubblica le memorie e i ricordi di guerra che da due anni appunta meticolosamente in un diario. Accompagnato dalla figlia Sonia e al fianco del sindaco, Ezio ha ripercorso in piazza della Repubblica alla presenza di centina di cittadini e rappresentanti di associazioni, gli anni più difficili della propria vita, vissuti costantemente sotto minaccia, pressati da quel clima di violenza, terrore e morte che nel ’44 la ferocia tedesca diffondeva nelle campagne chiantigiane. Sono gli anni della giovinezza in cui l’angoscia della fuga scandiva le giornate e si presentava puntualmente, come un fantasma, nel buio della notte tra i poderi, i boschi, i casolari, illuminati solo dalle bombe che da Campoli le truppe naziste puntavano in direzione di Sant’Andrea in Percussina per colpire case, campi, persone.

La testimonianza di Ezio

La testimonianza di Ezio, al centro delle celebrazioni del 25 aprile, riassume i momenti salienti della sua esperienza in tre di episodi che lo stesso sancascianese legge e rivela con chiara consapevolezza. “Io vivevo a Macinaia, a Sant’Andrea in Percussina era il 29 luglio del ‘44, giorno del mio compleanno compivo 19 anni – ricorda – quando nella notte io e la mia famiglia si sentì dei rumori giù nella stalla, dopo pochi minuti arrivarono in cucina una decina di tedeschi che cercavano i disertori; appena mi videro dissero: questo essere disertore, fucilare. La mia povera mamma piangendo disse che io ero solo un ragazzino non un disertore. A quei tempi non c’era l’elettricità e nelle case c’erano solo i lumi a olio e quindi c’era buio, questo mi permise di scappare in una botola lì vicino che rispondeva alla concimaia delle bestie e da lì scappai nel bosco degli Scopeti. I tedeschi mi cercarono per un po’ e poi si sono rassegnarono e andarono via. Ho vissuto nel bosco per 2-3 giorni con altri 2 ragazzi russi e 2 ragazzi di San Casciano”.

La sofferenza dello zio

Un altro episodio riguarda la sofferenza subita dallo zio che ha accompagnato molte delle notti insonni di Ezio. “I fascisti di Spedaletto – rivela – andarono a prendere un noto antifascista muratore sul luogo di lavoro a Chiesanuova, non trovandolo e non potendo ritornare via senza nessuno, presero il mio zio Caiani Egisto che era lì a lavorare, ma non era di nessuna fede politica, era un lavoratore e gran credente. Lo portarono a San Casciano alla casa del fascio, lo tinsero di rosso e lo issarono sul palco della piazza centrale del paese dove c’era tanta gente. Tutti lo offendevano, lo deridevano e lui non poteva fare e dire niente era alla berlina di tutti; addirittura un macellaio del posto, gran fascista, gli si avvicinò con la mannaia iniziando a dire Tagliamo il capo, tagliamo il capo e la folla allora sì che gridava più forte e lo offendeva ancora di più. Lui si sentiva perso, deriso da tutti senza motivo, non aveva fatto niente di male, per fortuna c’era la guardia Comunale, tale Rocco che lo conosceva, con un balzo salì veloce sul palco e iniziò a difenderlo, dicendo che non era antifascista ma un pover’omo”.

Nell’estate del ’44 Ezio cercava di sopravvivere trascorrendo lunghi periodi nei nascondigli di fortuna e in alcuni dei luoghi conosciuti da pochi che la comunità riteneva sicuri come i sotterranei di Casa Machiavelli. “Io avevo paura – riferisce commosso – per questo motivo di giorno vivevo nel bosco, andando solo la mattina a “governare” i quattro buoi che avevo nella stalla e così li ho salvati, la sera quando faceva buio andavo al rifugio alle Cantine del Machiavelli dove c’erano una trentina di persone. Qui si mangiava quello che le massaie avevano racimolato, si dormiva in terra, sulle panche dove capitava. Sono stato lì per un mese circa”.

E’ tornato a trovare quei luoghi

Nelle cantine del noto Albergaccio di Sant’Andrea in Percussina questa mattina Ezio è tornato a far visita. Ha rivisto i luoghi in cui dormiva e mangiava, ha rivissuto le emozioni e i drammatici ricordi di una giovinezza rubata e devastata dalla guerra. “Il significato profondo del 25 aprile – conclude – si lega ai valori di libertà, rispetto, memoria, identità, è la festa di tutti gli italiani e deve essere onorata necessariamente con uno sguardo rivolto al passato, conoscendo la storia e avendone memoria perché gli errori della guerra non si ripetano più. Non dimentichiamolo mai”.

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