I DATI

C'è il Covid, calano gli abitanti a Prato, ma non gli stranieri

Nonostante tutto infatti, la comunità orientale è cresciuta ancora. 25844, +411 rispetto allo scorso marzo e +938 rispetto al 31 dicembre. Oggi è Il 13% della popolazione totale.

C'è il Covid, calano gli abitanti a Prato, ma non gli stranieri
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Le prime avvisaglie si erano avute con le statistiche dello scorso giugno, ma necessitavano di una conferma prima di potervi estrapolare un primo corollario. Ed è arrivata: per la prima volta da cinque anni a questa parte, Prato ha fatto registrare un marcato calo demografico complessivo, passando dai 195.335 dello scorso 31 marzo ai 194.811 dell’ultima rilevazione dello scorso 30 settembre.

Crescono gli stranieri lo stesso

Ma non è stato affatto omogeneo: il numero di residenti provenienti dall’estero sta continuando a crescere nonostante l’emergenza-covid19, nelle stessa misura in cui quello dei pratesi prosegue la sua diminuzione che pare ormai inesorabile, guardando indietro. Ad averne pagato numericamente il peso maggiore dunque, sembra essere stata proprio la controparte italiana. Sono gli ultimi dati della popolazione residente sul territorio comunale pubblicati dall’Ufficio Statistica del Comune, che rispetto al primo trimestre del 2020 ha fatto segnare un saldo negativo di -524. All’appello dunque, mancano mezzo migliaio di cittadini. Segno di come l’emergenza-virus abbia agito in termini di decessi e di partenze? Difficile dirlo, adesso.

Quel che è certo è che dopo il 2007, il 2008 e il 2014 (ultimo caso nel nuovo millennio in cui si segnalò un decremento di demografia” anche quest’anno si chiuderà con un “segno meno”. E visto che la crescita stava proseguendo sino al termine dello scorso trimestre, quando raggiunse il culmine (+246 rispetto al dicembre del 2019) è sin troppo facile ora addossarne la responsabilità, a vario titolo, alla pandemia. Prato rimane comunque la diciannovesima città più popolata d’Italia e in meno di un decennio, qualora il trend positivo dovesse riprendere, arriverà a quota 200mila. Ma l’incremento principale in questi anni è arrivato, come dicevamo, dagli stranieri.

E non si è fermato nemmeno negli scorsi mesi: 43154 persone che vivono a Prato sono nati fuori dai confini nazionali (+783 rispetto a dicembre e +173 rispetto a marzo). Non bisogna sorprendersi di questo: come avevamo rilevato la scorsa estate, dando un’occhiata al grafico della composizione della popolazione pratese al 2000 ad oggi, si nota come la percentuale di abitanti italiani sia progressivamente diminuita, mentre quella di stranieri è cresciuta in maniera più rapida. Vent’anni fa la statistica rilevava una quota di cittadinanza italiana pari a 165300 unità. E a differenza di quanto avvenuto per la comunità non italiana, il decremento è andato avanti anche in questi primi mesi post-covid, scendendo sino agli attuali 151657 (a fronte dei 152718 di marzo).

La parte straniera è al contrario quasi quintuplicata in due decadi visto che nel secondo anno della seconda legislatura Mattei si fermava a 9213. Il gruppo etnico più numeroso, com’è facile immaginare, si conferma quello cinese. La prima domanda che sorge è: il diffondersi del virus e soprattutto la rinnovata condizione della Cina, che sembrerebbe esserne ormai uscita, ha spinto parte dei residenti cinesi a tornare in Cina? La risposta, contrariamente a quanto si possa pensare, è negativa: nonostante tutto infatti, la comunità orientale è cresciuta ancora. 25844, +411 rispetto allo scorso marzo e +938 rispetto al 31 dicembre. Oggi è Il 13% della popolazione totale.

Un peso sempre più accentuato che di questo passo potrebbe portare ad una maggior rappresentanza in consiglio comunale nelle prossime legislature (che adesso si ferma a Marco Wong e Teresa Lin, consiglieri di maggioranza eletti nella civica “Biffoni 19”). Curiosa anche la mappa delle aree cittadine a più alta densità straniera, che capovolge peraltro quello che può considerarsi un clichè: se in buona parte delle realtà comunali gli italiani preferiscono (a parità di condizioni) comprare o prender casa in affitto nei centri storici, a Prato è esattamente il contrario.

E’ proprio il centro storico anzi, l’area in cui la differenza numerica fra autoctoni e stranieri è ancora meno marcata (dai 26.120 e 14694 di marzo “contro” 25.910 e 14.880 attuali) per quanto i primi restino in maggioranza. Ma si tratta in fin dei conti di una peculiarità ormai consolidata da tempo. Prato diventerà sempre più multiculturale sul modello di Londra, quindi? Va detto che oggi il concetto sociologico di “melting pot”, ovvero quello di un “calderone” in cui si mescolano e convivono in un unico luogo tradizioni di tutto il mondo è forse sin troppo abusato. Ma è impossibile etichettare altrimenti un luogo in cui convivono oltre cento diverse etnie. E l’impressione è che Prato vada sempre più verso la dimensione multietnica, avvicinandosi alla “City”. Specie se gli effetti del post-lockdown dovessero persistere a lungo.

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