cronaca

In Usa per realizzare il suo ma vogliono rimandarla in Italia

La storia della campigiana Alessia Crucitelli, classe 1998.

In Usa per realizzare il suo ma vogliono rimandarla in Italia
Pubblicato:

In Usa per realizzare il suo sogno ma vogliono rimandarla in Italia

 

E’ in Usa, più precisamente a Los Angeles in California, dove i contagi da Coronavirus continuano ad aumentare e la vorrebbero rimandare in Italia, ma il suo appello è solo uno: «Lasciatemi qui a studiare o rischio di perdere degli anni e le grandi opportunità che mi si stanno aprendo». E’ la storia della campigiana Alessia Crucitelli, classe 1998, un talento puro che avremmo voluto raccontare in queste colonne se non fosse per quello che sta succedendo in America in questo momento e che rischia di segnare anche il suo futuro. Alessia ha 22 anni, si è diplomata al Liceo Artistico di Firenze, ma il suo grande sogno è stato da sempre studiare in America e in particolare il mondo del cinema. Laddove spesso i suoi coetanei si cimentano nei primi viaggi lontano da casa, in una università magari fuori regione, raramente all’estero, lei con determinazione e coraggio, a soli 19 anni zaino in spalla, se n’è andata in un altro continente, pronta ad affrontare ogni difficoltà. Era il suo sogno fin dalla seconda elementare e non si è fatta scoraggiare da niente. E quindi la sua prima tappa in America è stata Boston, dove Alessia ha potuto perfezionare la lingua inglese, conferendo il Toefel e il Sat, attestati  che sono serviti per accedere al Santa Monica College. Un primo traguardo importante, ma per Alessia solo un primo passo per raggiungere il suo obiettivo. Dopo due anni al Santa Monica College infatti Alessia nel 2020 ha preso la laurea in Film Production ed Liberal Art: Arts and Humanities. E in questi due anni Alessia è riuscita a farsi notare  segnalandosi per il suo talento e il suo grande impegno. La laurea a Los Angeles è arrivata con il massimo dei voti e nel frattempo con il suo cortometraggio  “Leaving the Factory” è riuscita a vincere anche dei premi importanti. Tra i tanti commenti entusiasti al suo lavoro, spicca quello di André Guimond della Hollywood Foreign Press Association: «Che piacere vedere queste due prove. E che buon uso creativo dei tempi di fermo. Accidenti, questa è una buona preparazione», come anche quello della Next Generation Indie Film Awards Foundation, associazione che organizza anche un Film Festival in Canada per film indipendenti, dove Alessia ha ricevuto il premio come migliore pre-produzione: «Siamo così contenti che “Leaving the Factory” abbia superato il suo obiettivo di raccolta fondi e che la Next Generation Indie Film Awards Foundation abbia avuto l’opportunità di sostenere questo progetto». Il suo cortometraggio contro la violenza sulle donne è piaciuto talmente tanto che tra tutti i progetti è stato quello premiato con più di 25mila dollari per la realizzazione. Anche perché gli americani hanno visto che su di lei si può investire, dai cinque dollari in su. Perché così funziona il mondo del cinema in Usa e il merito te lo guadagni attraverso chi ha voglia di investire su di te. E così Alessia, in poco tempo, è riuscita a portare avanti una raccolta fondi sulla sua sceneggiatura che non solo ha raggiunto il budget richiesto dalla scuola, ma anche molto di più, come ci ha tenuto anche a sottolineare Salvador Carrasco, capo del dipartimento “Film production” del Santa Monica College. Ma per Alessia si tratta solo di un altro passo verso il suo obiettivo che, però, a causa della Pandemia, rischia di vedersi interrotto. Infatti adesso Alessia, dopo la laurea, è stata presa alla Usc - University of California Southern California, con tanto lettera di congratulazione da parte del Santa Monica College. Purtroppo però  il suo percorso professionale e vocazionale rischia di infrangersi contro la barriera del Coronavirus perché adesso, essendo lei italiana in America in un momento in cui la Pandemia ancora sta galoppando in questo continente, sta affrontando diverse battaglie, dalla paura si essere rimpatriata a quella di rimanere segregata a Los Angeles.
«Due settimane fa - ha raccontato lei - il dipartimento dell’immigrazione ha annunciato che tutti gli studenti internazionali sarebbero stati rimpatriati nei propri paesi a fine luglio. Le più grandi università d’America (tra cui Hardvard e Mit) hanno fatto causa al governo e richiesto un appello al fine di rimuovere questa nuova legge e di far rimanere gli studenti nel suolo statunitense. La causa è stata vinta, però adesso le nuove regolamentazioni affermano che studenti internazionali all’estero non possono rientrare negli stati uniti, di conseguenza se io torno in Italia poi non mi fanno rientrare qua. Io in questo momento sarei dovuta essere in Italia, a passare le mie vacanze estive con la famiglia che non vedo da dicembre, invece sono bloccata a Los Angeles».
Così Alessia adesso sta lottando con le unghie e con i denti per rimanere in Usa, aggrappata al suo sogno che con capacità e tenacia sta portando avanti, lo deve a se stessa, a quella bambina di seconda elementare e a tutti gli altri bambini che hanno un sogno per il loro futuro che non può venire spazzato via a causa di un’emergenza sanitaria  che, in un modo o in un altro passerà, si devono prendere le giuste precauzioni, ma  non può bloccare il futuro di tante persone come Alessia.

Seguici sui nostri canali