Il lungo esodo

In dieci anni più di 13mila fiorentini sono "fuggiti" dalla città

Hanno scelto di vivere nella Piana soprattutto a Sesto e a Scandicci.

In dieci anni più di 13mila fiorentini sono "fuggiti" dalla città
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In dieci anni più di 13mila fiorentini sono "fuggiti" dalla città

 

Un esodo biblico. Una “fuga da Firenze” che dopo il boom degli anni Ottanta – Novanta, quando il capoluogo perse quasi centomila abitanti (una città come Pistoia, tanto per rendere l’idea), è proseguito anche negli ultimi dieci anni in forme meno eclatanti. Firenze infatti continua a perdere residenti al ritmo di 7/10 mila unità all’anno ma li rimpiazza subito con nuovi residenti provenienti da altri comuni italiani e per circa il 40% dall’estero. Così Firenze è passata dai 371mila abitanti del 2010 agli attuali 372mila fermando il crollo demografico drammatico degli anni precedenti. I fiorentini però continuano a “fuggire” soprattutto verso i comuni dell’area metropolitana. I dati che abbiamo faticosamente raccolto comune per comune ci dicono infatti che negli ultimi dieci anni quasi 13mila fiorentini hanno scelto di venire ad abitare nella Piana. Il grosso a Sesto Fiorentino dove sono arrivati dal capoluogo ben 3.522 nuovi residenti, oltre il 7% dell’attuale popolazione della città che sfiora i 50mila abitanti. Un’enormità, anche se il record spetta a Scandicci che ha accolto qualcosa come 5.953 fiorentini negli ultimi nove anni divenendo di fatto anche nella percezione collettiva un vero e proprio “quartiere aggiunto” del capoluogo. Attenzione però: i flussi in uscita da Firenze hanno riguardato anche Calenzano, Signa e Campi Bisenzio e in maniera molto significativa. I 722 fiorentini che hanno deciso di lasciare la città per raggiungere la “lontana” Calenzano indicano la grande dinamicità e capacità attrattiva di questo comune che con l’insediamento dell’Università e la realizzazione di aree residenziali di alto livello ha finito con il diventare una soluzione molto ambita anche per chi proviene da Firenze. Un po’ diverso il discorso per Campi Bisenzio dove la colonia di fiorentini già foltissima a partire dagli anni Ottanta – Novanta si è arricchita di altre 1.593 unità attratte probabilmente da un costo delle abitazioni e degli affitti un po’ più basso che altrove (oltre che dalla vicinanza con Firenze). Molto significativo il dato di Signa che con i suoi 1.045 nuovi residenti giunti da Firenze negli ultimi dieci anni ha dimostrato di essere una soluzione molto gradita a chi decide di abbandonare la città: in pratica, semplificando un po’, si può dire che la tenuta demografica di Signa (passata dai 18500 residenti del 2010 agli attuali 19.500) è molto legata al suo rapporto con Firenze. Questi i numeri. Le considerazioni a margine possono essere infinite. La prima, forse la più scontata, è al centro di un dibattito che finalmente, dopo il dramma del Covid19, sembra essersi aperto anche a Firenze: il modello di sviluppo legato esclusivamente al turismo di massa, oltre ad essere rischioso, porta ad una fuga dei residenti e al prevalere della rendita immobiliare che a lungo andare può veramente soffocare la città. Di sicuro la può trasformare in quel “mangimificio” a uso e consumo di turisti e studenti stranieri che purtroppo sta minando alla base l’identità fiorentina. Se quasi 13mila fiorentini in dieci anni hanno scelto di lasciare la città per trasferirsi subito fuori, il sindaco Nardella non può dormire sonni tranquilli, anche se questi residenti vengono prontamente rimpiazzati. C’è qualcosa di profondo che non va nel modello di sviluppo che Firenze ha scelto negli ultimi trent’anni.
La seconda considerazione riguarda il rapporto di Firenze con il suo hinterland. I flussi demografici che abbiamo descritto in questa nostra inchiesta dimostrano la continua osmosi di popolazione, aziende e servizi che rende Firenze, Sesto Fiorentino, Scandicci, Campi Bisenzio, Signa e Lastra a Signa un’unica realtà. Niente di nuovo sotto il sole, per carità: è sempre stato così. La Rocca di Campi è lì perché strategica nel sistema difensivo della Repubblica fiorentina, per non parlare del ponte di Signa e del suo castello. C’è poco da fare: quella che oggi viene chiamata con una qualche pompa la “Grande Firenze” è semplicemente Firenze così com’è sempre stata, ovvero con i suoi comuni contermini a fare parte integrante della loro “capitale”. E i fiorentini sono sempre “emigrati” verso il contado: le grandi ville signorili di Sesto, Campi, Signa e Calenzano portano i nomi della grande nobiltà fiorentina (spesso originaria proprio del contado come nel caso dei Rucellai a Campi Bisenzio). Insomma la Firenze che guarda alla Piana solo per costruirci inceneritori e aeroporti e che crede di poter vivere solo grazie al turismo straniero (quindi con un’economia completamente avulsa dai comuni vicini) è una novità degli ultimi trenta – quaranta anni. Una novità che forse è davvero giunto il momento di superare per tornare a concepire Firenze per quella che è sempre stata, ovvero la capitale di una vasta area produttiva fortemente integrata.

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