Affreschi del 600 alla chiesa San Francesco a Prato: erano stati coperti durante un restauro
Potrebbe trattarsi di opere riconducibili a Fabrizio Boschi, pittore fiorentino attivo nel Seicento e appartenente allo stile Barocco
Coperti 120 anni fa durante un precedente restauro sono tornati alla luce due affreschi del Seicento nella chiesa di San Francesco a Prato, raffiguranti due momenti legati alla vita del poverello di Assisi.
Dopo il restauro della parte absidale della chiesa, sono ora visibili l'episodio di San Francesco che riceve le stimmate, sulla parte sinistra, e, in quella a sinistra, il Sogno di Innocenzo III.
Della presenza delle due opere si era persa la memoria e lo scorso anno, durante i lavori all'abside, inseriti nel più ampio e grande progetto di restauro iniziato nel 2018, sono stati riscoperti.
"Dopo i primi saggi effettuati, il descialbo della parete che introduce alle tre cappelle absidali della chiesa di San Francesco ha rivelato una inaspettata ricca decorazione affrescata ben conservata", ha spiegato Francesco Marchese, coordinatore del progetto di restauro.
Secondo Lia Brunori, funzionaria della Soprintendenza, gli affreschi sono riferibili ai primi due decenni del Seicento, un periodo nel quale la chiesa aveva un aspetto completamente diverso da quello conosciuto nel Novecento. Le opere sono al vaglio degli studi e le attribuzioni arriveranno, Brunori però è convinta che il lavoro sia stato compiuto "da una affermata bottega fiorentina che porta a Prato un'eco delle grandi imprese decorative di carattere storico-celebrativo che venivano approntate a Firenze".
Secondo la funzionaria potrebbe trattarsi di opere riconducibili a Fabrizio Boschi, pittore fiorentino attivo nel Seicento e appartenente allo stile Barocco. Ritrovate anche altre decorazioni e dipinti murali all'interno delle cappelle absidali perché coperte dall'intonaco agli inizi del Novecento. Nella cappella di destra, dedicata a Sant'Antonio Abate, sono state recuperate due nicchie decorate, murate tra il 1902-1904.
"La cura della bellezza è una delle vie necessarie a far elevare la città - commenta il parroco monsignor Carlo Stancari -, curare chiese, palazzi e singole opere significa custodire le radici da cui veniamo. Questo importante progetto di restauro è nato perché c'era bisogno di interventi urgenti di messa in sicurezza, poi è servito a far emergere le peculiarità di questa chiesa, restituita alla città".