Aumento rette Rsa in Toscana, i sindacati alzano la voce: "Dichiarazioni gravi. Difenderemo ospiti e loro famiglie"
Alla forte presa di posizione dei gestori delle Rsa, si sono opposti i sindacati SPI CGIL- FNP, CISL e UIL Pensionati
Prosegue il braccio di ferro sulle rette delle Rsa in Toscana. I gestori di quest'ultime sono sul piede di guerra e hanno minacciato di alzare il costo mensile delle proprie strutture fino a 300 euro in più. La richiesta alla Regione è quella del riconoscimento dei costi effettivi e un adeguamento della quota sanitaria.
La situazione attuale - spiegano gli stessi gestori - rischierebbe di mandare in crisi gran parte del sistema che conta 320 Rsa, 15mila ospiti, 14mila dipendenti e un indotto di 50mila persone. Alla forte presa di posizione dei titolari delle strutture, si è opposto un comunicato congiunto delle Organizzazioni Sindacali Regionali dei pensionati SPI CGIL- FNP CISL e UIL Pensionati.
"Dichiarazioni gravi"
"Giudichiamo estremamente gravi le dichiarazioni di alcuni gestori delle RSA Toscane, secondo le quali, insoddisfatti degli accordi raggiunti in Regione in questi giorni al tavolo con le Organizzazioni Sindacali Confederali e le cooperative sociali, minacciano di aumentare le quote a carico alle famiglie sino ad oltre 300 euro mensili. I gestori delle RSA Toscana devono sapere che le organizzazioni sindacali dei pensionati non lasceranno nulla di intentato per difendere gli ospiti delle Rsa e le loro famiglie da ulteriori aumenti delle rette che già oggi sono elevate e che continueranno a lavorare per migliorare la qualità del servizio e il riconoscimento dei diritti dei lavoratori del settore".
Il riferimento è all'accordo del settembre 2023 firmato dai gestori e dalla Regione, il quale prevedeva un aumento di 5,10 euro ad ospite. Queste risorse però - hanno affermato i gestori - sarebbero sempre state insufficienti e di fronte ai rinnovi contrattuali di oggi la situazione sarebbe ancora più difficoltosa.
"Nessuno può e deve pensare di scaricare sugli ospiti e sulle famiglie, difficoltà, o inefficienze di gestione e attendiamo garanzie e risposte certe e tempestive da parte della Regione - si legge ancor nel comunicato congiunto dei sindacati -. Le Organizzazioni sindacali dei pensionati sono inoltre da tempo impegnate anche nei confronti della Regione nelle azioni volte a garantire la migliore qualità del servizio nelle strutture e un numero adeguato di quote sanitarie per rispondere alle maggiori richieste di una popolazione che invecchia".
"Oggi gli anziani non autosufficienti anche in Toscana, dove le famiglie pur trovando alcune risposte di qualità, si barcamenano tra liste di attesa che crescono e costi non semplici da gestire, si trovano a vivere momenti molto duri. Non aiuta, certo, il contesto nazionale, dove la legge delega anziani è stata approvata senza gli stanziamenti necessari e si immagina di riformare il sistema della non autosufficienza senza prevedere risorse nella legge di Bilancio in discussione in queste ore in Parlamento. Sarà, per i più, praticamente impossibile accedere ai fondi previsti dal decreto ministeriale del gennaio 2024 sulla sperimentazione della prestazione universale, a causa degli stringenti requisiti richiesti dalla normativa (avere più di 80 anni, un bisogno assistenziale gravissimo e un ISEE non superiore a 6000 euro)".
"Rileviamo quindi con interesse l’accordo raggiunto con la Regione che riguarda un investimento di oltre 22 milioni di euro per l’adeguamento contrattuale dei lavoratori delle cooperative sociali e per nuovi investimenti nel settore sociosanitario, a partire dagli anni 2026- 2027, e che segue l’accordo sottoscritto con i gestori nel settembre 2023 che prevedeva adeguamenti dell’importo delle quote sanitarie sino al 2025. Tale accordo tutela le condizioni dei lavoratori e l’invarianza dei costi per le famiglie, e pertanto chiediamo che sia difeso con forza dalla Regione Toscana che non deve cedere a nessuna forma di prepotenza da chi chiede di avere mano libera sulle rette e sulle condizioni dei lavoratori".